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Nel 1955, Glauco Viazzi, riunendo e completando quanto aveva già fatto uscire a puntate su Cinema Nuovo, la rivista di Guido Aristarco, pubblicò da Laterza il monumentale e fondamentale Chaplin e la critica dove si dava conto di tutto quanto nel mondo era stato pubblicato sul grande autore e attore cinematografico inglese.Da allora sono passati quasi settant’anni e se di quel libro si volesse fare una riedizione aggiornata ci vorrebbe il doppio delle pagine di allora. Perché la fama, il ricordo, l’influenza di Chaplin sulla storia del cinema e sullo stesso immaginario dello spettatore rimangono intatti e dunque del Maestro si continua a scrivere e a ragionare. Già Viazzi però nel saggio introduttivo al suo libro osservava che l’immensa mole di scritti da lui catalogata e discussa lasciava aperte (e in parte lascia tuttora) molte direzioni di ricerca. Citava ad esempio il rapporto con il music hall e la pantomima sul quale in effetti non è stato mai condotto uno studio specifico. E, aggiungerei, non basta sbrigare nelle solite due o tre righe biografiche il rapporto con Fred Karno senza mai studiarne a fondo le caratteristiche di produttore teatrale e di scopritore di talenti all’interno di un certo modo di concepire e praticare il teatro di vaudeville, più o meno corrispondente al gusto, ai codici e al tipo di pubblico del nostro scomparso avanspettacolo. (Se mi si consente una piccola digressione, è singolare che, malgrado la nutrita produzione in Italia di libri sul cinema e sullo spettacolo, nessuno abbia mai pensato di tradurre e pubblicare da noi l’unico esauriente e interessantissimo volume sul produttore teatrale britannico: Remember Fred Karno? di Edwin Adeler e Con West pubblicato nel 1939 a Londra dall’editore John Long).