Fabrizio Rossi (Roman F. DAVAYUL), classe 1973, è nato e vive a Roma. Dopo i classici percorsi di studio (laurea in giurisprudenza) e di lavoro, inevitabilmente dentro i ben rodati automatismi socioculturali in Italia e all’estero, si fa protagonista di nuove esperienze rivelatrici in ambito economico-monetario, giuridico, filosofico, storico e umanistico, chiaramente stavolta fuori dal contesto opprimente della vuota e auto-replicante profondità accademica. Dalla combinazione di tutto questo insieme a una sensibilità non comune quello che si ottiene è, fuor di metafora, una miscela esplosiva. Lucida, appassionata e incisiva è obiettivamente la verve critica contro una pseudocultura – del male e del relativismo – che fa ogni giorno nuovi proseliti inconsapevoli e di cui il Calcio è, forse, oggi, soltanto lo strumento sociologico più abbagliante, più pervasivo, e quindi anche più specularmente, inconsciamente e ‘incoscientemente’ accolto e, di più, sostenuto da milioni e milioni di persone. Anche e soprattutto alla luce dei recenti, epocali, e per certi versi irripetibili, accadimenti sportivi, dovevamo aspettarci che l’autore avrebbe di nuovo sentito il dovere morale di prendere la penna per un altro commovente acuto.